Le Giornate Fai di Primavera in Veneto

27ª EDIZIONE
GIORNATE FAI DI PRIMAVERA
Evento nazionale di partecipazione attiva
e di raccolta pubblica di fondi
Sabato 23 e domenica 24 marzo 2019

In Veneto quarantacinque le aperture straordinarie coinvolte 

Sabato 23 e domenica 24 marzo 2019 il FAI – Fondo Ambiente Italiano invita tutti a partecipare alle Giornate FAI di Primavera per guardare il Veneto come non abbiamo mai fatto prima e costruire un ideale Ponte tra culture che ci farà viaggiare in tutto il mondo.

Lo splendido paradosso della bellezza italiana è l’essere insieme quotidiana e straordinaria, a volte sontuosa ed esplicita, altre nascosta e ferita, ma sempre così profondamente nostra da definire chi siamo e ricordarci gli innumerevoli intrecci che hanno tessuto le nostre origini, lasciando impronte nel nostro patrimonio culturale quasi fossero indizi

In occasione delle Giornate FAI, la scoperta di un luogo speciale dell’immenso patrimonio paesaggistico italiano non è solo un’esperienza che va ad arricchire il bagaglio culturale di ogni visitatore, ma un’occasione straordinaria di incontro tra persone di età, interessi, provenienza diversi unite dal desiderio di conoscere luoghi eccezionali del proprio territorio. Luoghi di cui tornare a fruire come visitatori e sui quali accendere i riflettori affinché possano essere tutelati e valorizzati.

«Ritornano le Giornate FAI di Primavera, uno degli appuntamenti principali del FAI Fondo Ambiente Italiano, quest’anno alla 27° edizione.  Più di 1000 i luoghi che si potranno visitare in Italia, spesso sconosciuti o mai aperti prima che, grazie ai volontari, alle delegazioni, agli Apprendisti Ciceroni, verranno presentati al pubblico. In Veneto sono 45 i beni che verranno aperti- ha sottolineato Ines Lanfranchi Thomas, presidente regionale FAI – sono ville, palazzi, aree poco conosciute, spazi privati o pubblici che per due giorni, si apriranno al pubblico, affiancati dai tanti volontari Delegazioni regionali, provinciali e Gruppi Giovani, e grazie agli Apprendisti Ciceroni, tutti insieme impegnati per far vivere e rivivere uno straordinario territorio come è il Veneto. Un ringraziamento particolare va anche ai volontari della Protezione Civile che con il loro lavoro capillare e la loro collaborazione rendono possibile l’evento. Vi aspettiamo numerosi, state al nostro fianco per un’Italia più conosciuta e quindi più amata perché si ama ciò che si conosce e si protegge ciò che si ama».

La manifestazione è anche un importante evento di raccolta fondi e un’occasione per raccontare a tante persone gli obiettivi e la missione della Fondazione. Per questo, all’accesso di ogni luogo aperto verrà chiesto ai visitatori un contributo facoltativo, preferibilmente da 2 a 5 euro: i preziosi contributi raccolti saranno destinati al sostegno delle attività istituzionali del FAI.

«Per il quinto anno consecutivo le Giornate FAI di Primavera chiudono la Settimana dedicata dalla Rai ai beni culturali in collaborazione con il FAI – prosegue Ines Lanfranchi Thomas –  Dal 18 al 24 marzo, infatti, la Rai racconterà luoghi e storie che testimoniano la varietà, la bellezza e l’unicità del nostro Paese: una maratona televisiva e radiofonica di raccolta fondi a sostegno del FAI, per sensibilizzare sempre più italiani sul valore del nostro straordinario patrimonio artistico e paesaggistico e per promuoverne la partecipazione attiva».

In veneto sono quarantacinque le aperture straordinarie coinvolte nelle Giornate di Primavera. Ad affiancare i volontari nell’accogliere e guidare i visitatori, ci saranno gli Apprendisti Ciceroni, studenti della scuola di ogni ordine e grado che hanno scelto con i loro docenti di partecipare nell’anno scolastico a un progetto formativo di cittadinanza attiva, un’iniziativa lanciata dal FAI nel 1996, che coinvolge ogni anno studenti felici di poter vivere e raccontare da protagonisti, anche solo per un giorno, le meraviglie del loro territorio.

Per gli orari di apertura è possibile consultare il sito www.giornatefai.it

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BELLUNO

Palazzo Doglioni detto il “Botegòn”
Palazzo Doglioni detto il “Botegòn”

La delegazione FAI di Belluno, in occasione delle Giornate FAI di Primavera attende i visitatori a

Palazzo Doglioni detto il “Botegòn”. Nel cuore dell’antico Borgo Piave a Belluno, il porto fluviale della città da dove transitavano le zattere che portavano a Venezia, si trova Palazzo Doglioni, soprannominato popolarmente il “Botegon”, ovvero taverna. Appartenuto alla nobile famiglia Doglioni, risalta rispetto alle abitazioni limitrofe per le caratteristiche architettoniche cinquecentesche anche se l’impianto risulta essere quattrocentesco e gli ultimi interventi sono dei primi anni del Seicento. Durante il recente restauro complessivo sotto il controllo della Soprintendenza di Venezia e in seguito al quale l’intero edificio venne poi messo in vendita, sono stati rinvenuti e restaurati molti affreschi di grande pregio ed interesse.

Palazzo Bembo. Fatto erigere nel 1568 dal vescovo Giulio Contarini per ospitare il Seminario dei Chierici, Palazzo Bembo fu trasformato nel 1750 dal vescovo Bembo e mantenne la funzione di seminario fino al 1793, quando venne ceduto dal vescovo Alcaini che lo fece convertire in ospedale. Successivamente l’edificio fu ampliato a nord, in tre fasi successive, in quella che oggi è detta Ala Caffi. Sede dell’ospedale della città fino a una ventina d’anni fa, dopo anni di inutilizzo, è stato oggetto di un completo restauro che ha fatto emergere le parti legate alla sua evoluzione nel tempo. Il restauro è quasi ultimato e le Giornate di Primavera saranno un’occasione unica per poterlo percepire così com’è, prima che venga arredato e riaperto al pubblico come spazio espositivo.

PADOVA E PROVINCIA

Sono nove tra Padova e provincia i siti aperti in occasione delle Giornate di Primavera

Palazzo Zacco (Circolo Ufficiali, Prato della Valle). L’edificio fu commissionato dal nobile Marco Zacco che nel 1555 ne affidò il progetto al noto architetto bergamasco Andrea Moroni. Il Palazzo che probabilmente venne eretto inglobando precedenti edifici, venne completato nel 1557, caratterizzato da una teoria di lunette ed obelischi posti a coronamento della cornice. Fino agli inizi dell’Ottocento di proprietà della famiglia Zacco, venne venduto alla Congregazione mechitarista armena e in seguito acquistato dal Comune di Padova e da esso venduto allo Stato nel 1904. Dal 1954 è la sede del Circolo Ufficiali.

Palazzo Nalin (Padova, via Marsala 49) Il palazzo sorge in un’area molto antica, tanto da ipotizzare che nella sua costruzione siano state riutilizzate strutture di fondazione risalenti al periodo romano. L’edificio, sicuramente rimaneggiato nel tempo, assunse un aspetto molto vicino a quello attuale alla fine del Seicento, un ampio scalone in marmo porta al piano nobile dove, nonostante alcuni adattamenti, conserva caratteristiche e atmosfere di casa altoborghese ottocentesca. Dalle finestre poste sul retro si può godere la vista del platano monumentale, di oltre trecento anni, che cresce nel del giardino dell’adiacente Palazzo Papafava, realizzato su progetto di Giuseppe Jappelli. Tra quanti abitarono il palazzo va ricordato Enrico Catellani insigne giurista di origine ebraiche, per oltre 45 anni titolare della cattedra di Diritto Internazionale della Facoltà di Giurisprudenza. Partecipò alla Prima guerra mondiale e per le onorificenze conseguite fu nominato senatore. Non si iscrisse mai al Partito Fascista e l’ultima fase della sua vita fu tristemente segnata e condizionata da tragici eventi storici. Allontanato e isolato dal contesto accademico e culturale, nel 1944 gli furono confiscati i beni e tutta la preziosa biblioteca personale di oltre 5000 volumi.  Passò gli ultimi anni della sua vita chiuso nella sua abitazione occupata dalle truppe tedesche. Mori abbandonato da tutti in ospedale 3 giorni dopo la morte della moglie Lina il 7 gennaio del 1945, abbandonato da tutti.  Le visite inizieranno da Palazzo Nalin, dove saranno formati i gruppi, e da qui proseguiranno per l’Oratorio dei Colombini.

Oratorio dei Colombini (Via dei Papafava, 5-6, Padova). Il piccolo Oratorio, secondo la tradizione più diffusa, prende il nome dai componenti di una piccola confraternita composta da ex ladroni chiamati Colombini per la bontà che manifestarono dopo che S. Antonio li convertì, in occasione della sua prima venuta a Padova nel 1227. L’Oratorio faceva parte di un più vasto complesso che comprendeva un chiostrino e un altro Oratorio. L’intera proprietà fu incamerata dal Demanio in seguito alle soppressioni napoleoniche, e acquistata nel 1810 dai conti Alessandro e Francesco Papafava de’ Carraresi. I lavori di demolizione eseguiti nel 1817 conferirono al luogo l’aspetto attuale. Al suo interno si conservano ancora due testimonianze della tradizione antoniana, il pulpito in trachite inglobato nella parete di destra della navata e, nel giardino, il pozzo dentro al quale sarebbe caduto il breviario di S. Antonio, restituito asciutto dagli angeli.

Gli iscritti alla Fondazione, e chi si iscriverà al FAI in occasione della manifestazione, potranno godere di ingressi dedicati e accessi prioritari. Tra le aperture riservate agli iscritti troviamo, in provincia, a Battaglia Terme, l’antica grotta termale naturale del Colle di Sant’Elena, nota già in epoca longobarda. Nelle sue acque si bagnarono Plinio il Vecchio, il filosofo Plutarco di Cheronea e Teodorico, re degli Ostrogoti. Nel corso del XVIII secolo la grotta accolse illustri viaggiatori del Grand Tour come il filosofo Michel de Montaigne e lo scrittore Stendhal. Sempre a Battaglia, sarà visitabile l’ex stabilimento termale “Pietro D’abano”, chiuso ormai da trent’anni. Nato per volontà della Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali, l’attuale stabilimento INPS di Battaglia Terme sorge dove un tempo si trovavano il Grand Hotel delle Terme, lo stabilimento Sant’Elena e gli annessi, tutti di proprietà dei conti Angelo e Gabriele Emo. Acquistati gli edifici nel 1927 si sarebbe dovuto procedere ad una ristrutturazione, ma si preferì la completa demolizione per poter ricostruire in posizioni ritenute più idonee. Il nuovo complesso termale, costituito da due padiglioni distinti destinati ad accogliere e curare gli assicurati dell’allora Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale e i privati, fu inaugurato alla presenza dalle locali autorità nel 1936. Dopo la parentesi della guerra lo stabilimento riprese la sua vocazione alle cure termali fino al 1993, anno della sua chiusura. Al suo interno ancora molti sono gli oggetti che possono raccontare l’attività di cura che vi si svolgeva.

A Vigonza, sono tre i siti che saranno visitabili durante le Giornate del FAI.

Il Chiostro dell’ex Convento di Santa Margherita (Via Carpane, 1, Vigonza). Il chiostro è ciò che rimane del convento di Santa Margherita, la cui esistenza è attestata per la prima volta da atti di compravendita risalenti al 1136 e al 1138. In seguito, nel 1155, fu concesso con bolla papale ai canonici regolari di Sant’Agostino, dediti alla cura delle anime e degli ammalati. Una lapide murata sul campanile testimonia l’inizio della sua costruzione (1454), altre notizie sul complesso si evincono dai resoconti delle visite pastorali, che danno ampie descrizioni della canonica e della chiesa, confermate dagli scavi archeologici eseguiti in occasione dei lavori di restauro.

Borgo Rurale “Fratelli Grinzato”

Il Borgo rurale “Fratelli Grinzato”, realizzato nel 1938 su progetto dell’architetto Quirino De Giorgio (1907-1998), si inserisce in un ampio programma del regime fascista, volto a realizzare nuovi insediamenti nei luoghi interessati dagli interventi di bonifica agraria e a migliorare le condizioni abitative della popolazione contadina. L’intervento urbanistico ed architettonico di Vigonza è di particolare interesse perché uno dei meglio conservati. L’autore, l’architetto Quirino De Giorgio, esponente di spicco del movimento futurista attivo in particolare a Padova e nei territori circostanti, coglie l’occasione, offerta dai suoi legami con gli ambienti politici dell’epoca, per mettere in pratica le sperimentazioni nell’ambito della composizione e della progettazione architettonica influenzate dal vivace dibattito culturale della cerchia di artisti da lui frequentati.

Il Castello dei da Peraga (Via Arrigoni 1, Vigonza), infine, fu edificato dove la via di collegamento tra Padova e Treviso superava la Tergola, a presidio dell’importante nodo viario. L’edificio risale al XIII secolo e, fortezza in origine, attualmente presenta la tipologia tipica del palazzo, dopo aver subito nei secoli almeno cinque trasformazioni. Sono ancora visibili tracce dell’antica fortificazione e di una torre, più volte citata da fonti storiche. Dopo i da Peraga, fu dimora di altre importanti casate, Badoer, Giustiniani, Michiel, Bettanini, fino a diventare proprietà pubblica nel 1985 con l’acquisto da parte del Comune.

A Pernumia sarà invece aperta la settecentesca Villa Maldura Grifalconi Bonacossi, costruita nella prima metà del Settecento per volontà di Alvise Grifalconi La villa fu oggetto di diversi passaggi di proprietà che contribuirono a definire la struttura fino a farla divenire quella che oggi conosciamo. Nel 1721 fu venduta alla famiglia Maldura che ne fece la propria residenza di campagna. A questo periodo dovrebbe risalire la decorazione interna della villa caratterizzata da stucchi alle pareti e da fregi dipinti che richiamano le antiche grottesche di età romana. Alla famiglia si deve anche la sistemazione del parco con statue in pietra tenera, la costruzione di serre e di una limonaia destinate ad accogliere la collezione di piante provenienti anche dall’estero.

I siti in provincia di Padova sono curati dal Gruppo FAI Giovani di Padova.

ROVIGO E PROVINCIA

In occasione delle Giornate FAI di Primavera sono cinque i siti che rimarranno aperti per accogliere i visitatori, tra Rovigo e Costa di Rovigo

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In città, ad ingresso esclusivo per gli iscritti FAI sarà visitabile Palazzo Rosada-Ubertone, un palazzetto dai caratteri veneziani situato nel centro della città. Al suo interno è decorato con stucchi, affreschi e dipinti di pregevole fattura realizzati alla fine del 1700 e nella metà dell’800. Originariamente la facciata principale era su Via Miani ed il piccolo giardinetto sul retro dava direttamente sull’argine dell’Adigetto che scorreva lungo l’attuale Corso del Popolo. Tre piani di pura bellezza che, ad esclusione del secondo piano, mantengono le caratteristiche originarie dell’epoca, con uno scalone monumentale ornato di statue che collega il piano terra al piano nobile. Travi dipinti, stucchi di diversi colori, pavimenti a terrazzo, dipinti a pareti e soffitto fanno rivivere a chi entra la maestosità del periodo storico passato.

Ricche le possibilità tra le quali scegliere a Costa di Rovigo.

L’Oratorio di Danta Maria Assunta detta “dei Battuti”. Conosciuta da tutti come Chiesa dei Caduti per la Patria, nacque come Oratorio nel centro del paese e venne consacrato nel 1636. Demolito e ricostruito nel 1785, la facciata fu abbellita ed impreziosita da tre statue collocate sul timpano raffiguranti due figure femminili e una “Madonna con Bambino”. Il 25 Giugno 1961 la chiesa fu dedicata ai caduti. Al suo interno di originale rimangono l’altare di Verona, un’acquasantiera e due confessionali.

Palazzo Bighetti e Museo etnografico “a l’alboron”. Situata in una delle arterie principali che conduce al centro di Costa di Rovigo, Casa Bighetti è conosciuta poiché ospita il Museo Etnografico, ma ai più le sue vicende rimangono sconosciute. Ad un primo esame infatti la casa padronale viene fatta risalire al XVIII secolo, tuttavia un’analisi più recente ha portato a supporre che l’immobile esistesse già verso la fine del XV secolo. Partendo comunque dal suo passato più recente, l’ultima famiglia a detenerne il possesso fu appunto quella dei Bighetti, come riporta un atto notarile redatto da Urbano Piccinato del 1922, nel quale si attesta che l’edificio passò alla famiglia citata da quella dei Baruchello. Ospita al suo interno il museo etnografico “a l’alboron” che offre ai visitatori un percorso sulla civiltà contadina e sul ritmo delle stagioni spaziando su più fronti senza perdere come fulcro della spiegazione la storia del paese.

Chiesa di San Giovanni Battista. La chiesa di San Giovanni Battista a Costa venne costruita tra il 1162 ed il 1167. Divenuta presto riferimento non solo per la popolazione locale, ma anche per quelle confinanti, l’edificio ha subito nel corso dei secoli alcuni importanti restauri. A seguito di uno di questi, il soffitto venne affrescato da Giovanni Battista Canal, considerato dai contemporanei il continuatore di Tiepolo. Risalgono almeno al XVIII secolo due opere conservate all’interno della parrocchia: la pala d’altare raffigurante la Beata Vergine col Cristo morto, S. Giovanni e altri santi (attribuibile a Fabio Canal) ed il pregevole soffitto della sagrestia considerato opera di Mattia Bortoloni.

Chiesa di San Rocco Confessore. Nel ‘500 a Costa di Rovigo si registrò un forte aumento demografico che rese necessaria l’edificazione a Costiola di una nuova chiesa per gli abitanti che fino a quel momento avevano sempre frequentato la Chiesa di San Giovanni Battista. Tra la fine del ‘500 e i primi del ‘600 fu così costruita la chiesa dedicata a San Rocco ad una sola navata con quattro altari marmorei. Attualmente se ne conservano soltanto due, degli altri due rimangono solo i paliotti, in marmi policromi. Gli affreschi del soffitto e della parete a sud sono attribuiti a Giovanni Battista Canal.

Area esterna dell’Ex zuccherificio. Il grande complesso industriale, oggi adibito a magazzino, è uno tra le ultime fabbriche saccarifere costruite in Polesine nel 1900. Edificato dalla della SIIZ (società italiana per l’industria dello zucchero) contemporaneamente ai due vicini stabilimenti di Arquà Polesine e Fratta Polesine, inizia la sua produzione nel 1924.  Copre un area di produzione della barbabietola da zucchero di 20 ettari di terreno e si sviluppa a Costa di Rovigo grazie alla presenza del canale Adigetto e della ferrovia. E’ costituito dall’architettura tipica di queste fabbriche con un telaio portante in cemento armato e delle tamponature in mattoni rossi con la peculiarità di avere disegno geometrico legato alle finestre, agli architravi e ai sottofinestra, oggi meno leggibile perchè coperto da uno strato di intonaco, che lo rendeva maggiormente decorativo rispetto agli altri stabilimenti della zona. Cessa la sua attività nel 1958.

TREVISO

In occasione delle Giornate FAI, la delegazione di Treviso aspetta i propri visitatori a:

Fornace Gregorj Guerra

Seminario Vescovile. Gli edifici del seminario vescovile, oggi sede di una scuola di teologia per laici e di una nutrita biblioteca, un tempo formavano un complesso conventuale dove viveva una fiorente comunità di Frati Domenicani. Il nucleo originario del convento si formò tra il XIII e il XIV sec. in un’epoca in cui Treviso godeva di particolare splendore culturale e artistico. Dopo la soppressione degli ordini religiosi, nel 1839 l’ex convento diventò Seminario Diocesano. Interessanti i due chiostri cinquecenteschi, il refettorio con l’elegante fregio monocromo sotto il soffitto, il pulpito in pietra e un affresco nella parete di fondo. Nella Sala del Capitolo Tomaso da Modena ritrasse sulle quattro pareti, nel 1352, i membri più insigni dell’Ordine, realizzando un autentico capolavoro: quaranta sono i Domenicani ritratti con fresco realismo, ognuno nella sua cella, seduto al suo scrittoio e distinto dagli altri per qualche particolare.

Fornace Gregorj Guerra. La Fornace Guerra Gregorj, storica fornace nota a livello internazionale anche come centro d’arte, fu fondata come fabbrica di laterizi nel 1840 da Vincenzo Guerra. Alla sua morte, ne assunse la direzione il genero Bartolomeo Gregorj che iniziò una produzione di manufatti d’uso e d’arredo. Dal 1887 il figlio Gregorio Gregorj affidò commissioni a numerosi giovani artisti tra cui Arturo Martini che vi lavorò tra il 1908 e il 1912.  Il complesso, attivo fino al 1963, dichiarato “testimonianza preziosa di un vecchio mondo in via di sparizione” è oggi sotto tutela del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali. Notevole e varia fu la produzione dei laterizi, impiegati in diversi edifici: a Venezia nel cimitero di S. Michele, ai Frari, nel Mulino Stucky; a Treviso in via XX Settembre, in piazza S. Leonardo, nella chiesa di Canizzano.

VENEZIA

Sono ben 16 luoghi tra Venezia e provincia che rimarranno aperti in occasione delle Giornate FAI di Primavera. In città si potrà visitare:

Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone. San Giorgio degli Schiavoni una delle scuole “piccole” di arti e mestieri e luogo di aggregazione e culto per i molti stranieri in città, fu fondata quando Venezia acquisì la giurisdizione sull’Istria e la Dalmazia nel 1451 e i Dalmati (o “Schiavoni) divennero più numerosi. Poiché nel 1502 giunsero le reliquie di San Giorgio, fu necessario arricchire il piccolo edificio con un apparato decorativo all’altezza del prestigio acquisito. Fu scelto Vittore Carpaccio (1465-1520) il cui splendido ciclo pittorico è tuttora integro e nell’edificio per il quale era stato concepito.  La politica napoleonica di soppressione di chiese e scuole risparmiò la Scuola grazie alla supplica del Guardian Grande ad Eugenio Beauharnais. Ancora oggi la scuola mantiene vivo il legame spirituale e culturale tra i Dalmati e Venezia.

Palazzo Pisani di S. Stefano

Ad ingresso esclusivo per gli iscritti FAI è Palazzo Pisani di S. Stefano, una delle costruzioni più grandiose, complesse e affascinanti di Venezia. Il palazzo fu eretto nel 1614-15 per volontà della famiglia Pisani detta “del banco” per aver fondato nel sec. XV una “banca di cambio” a Rialto. In parte distrutto da un violento terremoto nel 1643, nel 1728 il palazzo fu ampliato e sopraelevato su progetto del Frigimelica che aggiunse un secondo piano nobile, un’ala con una ricchissima biblioteca aperta al pubblico e un salone da ballo. L’imponente facciata sul campiello, tutta in pietra d’Istria, è tripartita; al centro del primo e secondo piano nobile, due enormi serliane. Alla fine del sec. XVIII, con gli ultimi interventi di ristrutturazione, il palazzo arrivò ad avere ben 200 vani. Acquisito dal demanio nel 1940 con una convenzione tra Stato e Comune, è diventato sede del Conservatorio.

Complesso del Pio Loco delle Penitenti. Fondato nel 1703 da Giovanni Badoer, era un Istituto laico nato per accogliere e redimere le ex prostitute. Nel 1730, su progetto di Massari, ebbe inizio la costruzione della nuova sede. Il complesso, formato da tre edifici, era organizzato in modo tale da essere autosufficiente, con orti e cisterne per l’acqua. La funzione di ricovero proseguì fino al 1956. L’edificio è stato di recente sottoposto a un lavoro di restauro ed è attualmente un Centro di servizi per anziani non autosufficienti.

Chiesa di Santa Maria della Presentazione, o delle Zittelle. Costruita su progetto del Palladio e inaugurata nel 1596, la chiesa di Santa Maria della Presentazione, detta anche delle Zitelle, è normalmente chiusa al pubblico. Il complesso delle Zitelle, sull’isola della Giudecca, in posizione periferica, era destinato ad ospitare, proteggere e istruire, in totale isolamento fanciulle dai 12 ai 18 anni di bell’aspetto e povere (Le Zitelle) per garantire loro un futuro e limitare la diffusione della prostituzione. La chiesa, con una rara pianta ottagonale, custodisce opere di Bassano, Palma il Giovane, Ricchi, Morleiter ed è sovrastata da una imponente cupola centrale che dialoga con le altre cupole palladiane di San Giorgio Maggiore e del Redentore. La facciata con le ali laterali dell’ospizio, nella sua linearità classicheggiante costituisce un esempio che sarà seguito da altre istituzioni di carità veneziane come ad es. le Penitenti e i Catecumeni.

Il Gruppo FAI Giovani di Venezia ha inoltre preparato un itinerario legato a Venezia e la Guardia di Finanza che comprende:

Caserma T. Mocenigo. In un punto strategico e panoramico della città di Venezia, di fronte alla Punta della Dogana, a Palazzo Ducale e alla Piazza, sul Bacino San Marco, si trova una caserma che ospita le imbarcazioni della Guardia di Finanza. In origine vi era un monastero intitolato a San Giovanni Battista, una chiesa e un piccolo ospedale, fatti edificare nel 1333 dai monaci Camaldolesi e di cui rimane una splendida vera da pozzo. Per le Giornate FAI di Primavera il personale di stanza alla Giudecca offrirà ai visitatori una dimostrazione delle attività del reparto.

Palazzo Soranzo Piovene. Palazzo Soranzo Piovene, affacciato sul Canal Grande, è una elegante costruzione risalente ai primi decenni del Cinquecento La facciata cinquecentesca caratterizzata da una leggera asimmetria è attribuita a Sante Lombardo, nipote di Pietro. Passato di proprietà dei Piovene nel 1760 in seguito al matrimonio tra Cecilia Soranzo e Girolamo Piovene, fu abbellito da un giardino.   Notevoli all’interno sono l’atrio, la scala e gli affreschi settecenteschi che decorano il primo piano. Nel portego a piano terra oltre a quattro grandi teleri di Scuola Veneta del XVII secolo, un piccolo teatro con platea e galleria, presumibilmente commissionato da Agostino Piovene Temanza.

A Chioggia troveremo aperto il Forte San Felice, il cui nucleo originario risale al 1385 e venne costruito in posizione strategica sull’isolotto naturale all’ingresso della laguna, dopo la Guerra di Chioggia che aveva visto la Repubblica di Venezia attaccata da quella di Genova. Oggetto di successive riedificazioni fino alla caduta della Repubblica (1797), la struttura del forte, unica dal punto di vista architettonico e naturalistico, vista dall’alto assomiglia a una stella a cinque punte come il Castello di Famagosta a Cipro e altre fortificazioni veneziane.

A Martellago sarà possibile visitare Villa Priuli Grimani Morosini, meglio conosciuta come Cà della Nave. Nel corso degli anni fu oggetto di vari ampliamenti che non ne modificarono i caratteri cinquecenteschi. L’articolato complesso si inserisce nel pittoresco scenario dell’esteso parco e costituisce un interessante esempio di residenza nobile di campagna. Attualmente è sede di un bellissimo golf club.

Il Gruppo FAI di Mirano organizza un itinerario storico di Dolo e, a Salzano, la visita alla Villa Donà Dalle Rose Romanin Jacur, edificata nel XVII secolo sulle spoglie di una precedente casa cinquecentesca, e ora sede del Comune. In occasione delle Giornate FAI di Primavera, si potrà visitare la sala posta sul lato ovest con tracce di affreschi del ‘500. Nel cortile sorge la vecchia Filanda: una fabbrica di seta, uno dei centri industriali tra i più importanti della regione. Fu qui realizzato un sistema di aerazione così moderno che vinse la medaglia d’argento all’Expo internazionale di Bruxelles nel 1876. Si potrà visitare il Museo della Filanda e il salone della filatura fondati nel 1872. Si passerà quindi alla visita del Parco della Villa dove si trovano le vasche di raffreddamento del complesso industriale.

Non è stata da meno la Delegazione FAI di Portogruaro che ha ideato un itinerario dal titolo “Oltre lo sguardo…Villanova Santa Margherita e la storia di una famiglia di “visionari”: i Marzotto”. Esso comprende un percorso che ci porterà a visitare palazzi signorili, luoghi di culto, una piccola città ideale, Villanova-Santa Margherita, costruita da Gaetano Marzotto e pensata sul modello di città sociale, con luoghi d’incontro e di ricreazione, scuola materna ed elementare, case per la mezzadria e per gli operai. Nell’Italia del primo Novecento e negli anni della ricostruzione del Secondo dopoguerra, l’utopia diventa realtà e Gaetano Marzotto, con il figlio Umberto, ne sono gli artefici. Nella piccola località di Villanova Santa Margherita dimostrano alla borghesia industriale italiana come poter coniugare agricoltura e sviluppo industriale, creare lavoro, promuovere dignità sociale, istruzione e formazione culturale, con garbo e discrezione.

Vetrerie Zignago (Fossalta di Portogruaro). Il Gruppo Industriale Zignago è stato fondato negli anni ’30 dal conte Gaetano Marzotto, imprenditore che a quell’epoca guidava il gruppo tessile di Valdagno (VI) avviato agli inizi dell’Ottocento dal nonno Luigi. In quegli anni Gaetano Marzotto acquistò la tenuta agricola di oltre mille ettari, compresa principalmente tra i comuni di Fossalta di Portogruaro e la Villa a Portogruaro, di proprietà della famiglia Stucky. Il conte Marzotto divenne artefice di un polo agricolo all’avanguardia caratterizzato dallo sviluppo di attività diversificate. Tali business furono associati ad iniziative che ebbero impatto sul territorio quali la bonifica delle valli Zignago e Perera, l’introduzione di nuove coltivazioni e modalità di allevamento, lo sviluppo di nuove tecniche colturali e di produzione, come ad esempio il metodo De Vecchis per lo zuccherificio.

Cantine Santa Margherita. Santa Margherita, fondata dal conte Gaetano Marzotto nel 1935, è progressivamente cresciuta sino a diventare un vero e proprio “mosaico enologico” presente con proprie cantine e propri vigneti in alcune delle più belle regioni italiane. Indissolubilmente legata al suo vino-icona, il Pinot Grigio, capostipite di un’intera generazione di nuovi vini bianchi italiani, leader di mercato da più di cinquant’anni. La cantina di Villanova, davvero cuore di una “nuova città” creata dal nulla in un sistema moderno di welfare d’impresa, è stata al centro di un’importante opera di rivisitazione in questi anni ed è oggi completamente autosufficiente dal punto di vista energetico.

Ad ingresso esclusivo riservato agli iscritti FAI è la visita a Palazzo Marzotto a Portogruaro, aperta al pubblico è la Villa Comunale di Portogruaro, edificata tra il 1543 e il 1550 da Guglielmo de Grigis da Alzano, detto il Bergamasco su commissione di Antonio Frattina. Dopo alcuni passaggi di proprietà, la villa fu acquistata nel 1935 dal Conte Gaetano Marzotto, discendente della nota famiglia di imprenditori che a Valdagno fondarono le celebri industrie laniere. Ospitò diverse personalità: studiosi, giornalisti, imprenditori, esponenti delle autorità nazionali, ecclesiastici e buona parte della classe governativa del tempo. La residenza fu poi ceduta al Comune nel 1973 dal figlio Umberto e ora è sede di parte degli uffici amministrativi.

VERONA

La Delegazione Fai di Verona organizza per le Giornate FAI di primavera la visita a Palazzo Balladoro, ad ingresso esclusivo per gli iscritti FAI, raffinato esempio di abitazione nobiliare dall’eleganza essenziale, realizzato nel XVIII secolo per volere dei Balladoro, ricca famiglia di industriali della seta. Nel 1738 il Senato Veneto assegnò il titolo di Conte alla famiglia e il palazzo fu ricostruito su progetto di Luigi Trezza. Palazzo Balladoro presenta linee classicheggianti: il portale d’ingresso è ad arco con parete a bugnato, mentre al piano nobile è presente una balconata di tipo sanmicheliano. Ad oggi resta perfettamente conservato il Salone d’onore, con il soffitto e le pareti decorate a fresco nel 1780 da Pio Piatti e Carlo Ederle. Il soggetto del soffitto è “Le virtù cacciano il vizio” mentre sulle pareti sono presenti architetture e statue a monocromo. Nel primo cortile del palazzo è possibile vedere tre meridiane recentemente restaurate.

Verona, Palazzo Portalupi

Sarà invece aperto al pubblico Palazzo Portalupi, sede della Banca d’Italia. Detto anche Palazzo dell’Orologio per la particolare decorazione del fastigio, è giocato anche nelle decorazioni interne sul tema del Tempo. Venne progettato da Gaetano Pintor e realizzato entro il 1804 in stile neoclassico. Si presenta con un’elegante facciata tripartita: il piano terra in pietra bugnata interrotta dall’arco d’ingresso sovrastato da un busto romano, il piano nobile percorso interamente da una superba balconata, il terzo piano con finestre separate da statue e al centro l’orologio con il blasone di famiglia. La visita al Palazzo, al cortile interno e ai saloni affrescati offre un altro interessante approfondimento sulle famiglie gentilizie della città, raccontato dalla Delegazione di Verona con gli Apprendisti Ciceroni.

In provincia, a Sommacampagna, sempre la delegazione FAI di Verona organizza una passeggiata al Santuario della Madonna del Monte, che riaprirà dopo molti anni di chiusura. Eremo francescano e luogo di pellegrinaggio, la chiesa è dotata di un apparato decorativo meraviglioso: una Madonna con Bambino di epoca medievale, il leone Marciano testimonianza del dominio della Serenissima, il ciclo di affreschi dedicato alla vita di San Francesco, gli altari in stile barocco del XVIII secolo.

A Sommacampagna sarà inoltre aperta Villa Saccomani, uno degli anelli della catena di ville che circondano il nucleo residenziale del centro comunale. Il suo parco conserva esemplari di alberi secolari e costituisce parte integrante della collina su cui sorge. La villa, di origine settecentesca, è caratterizzata da una torre colombaia, elemento tipico delle corti agricole. Si trattava, di una residenza di nobili famiglie, a controllo dei latifondi posti nella campagna veronese. In questi anni la villa è stata oggetto di un importante intervento di restauro, che ha riproposto in chiave moderna la tradizione architettonica locale. Su uno dei pilastri di accesso alla proprietà è murata una lapide che ricorda che nel 1848 la dimora, all’epoca della proprietà Malenza, ospitò Vittorio Emanuele futuro re d’Italia.

Sempre in provincia di Verona, il Gruppo FAI delle Basse organizza la visita al Liceo “G. Cotta” e il Monumento Cavalcaselle.  Affacciato su un maestoso viale alberato, l’elegante palazzo, oggi sede del Liceo G. Cotta, venne realizzato nel corso del primo decennio del Novecento. Composto da due piani più un terzo seminterrato, associa alla monumentalità delle forme una certa ariosità della costruzione, dovuta principalmente alle ampie finestrature. Si tratta di un importante luogo di cultura, frequentato da generazioni di studenti provenienti da tutta la Bassa veronese ma anche di un interessante sito storico che ospitò, nel corso della Prima guerra mondiale, un ospedale militare e la sede della Crocerossa. Anche per questo gli spazi interni, normalmente non visitabili perché destinati all’attività scolastica, e ai quali si accede da un ampio cortile dominato dal monumento a G.B Cavalcaselle, meritano senza dubbio una visita attenta. Le colonne di marmo grigio, i soffitti finemente decorati e l’ampio scalone che porta al piano superiore caleranno il visitatore in un’insolita atmosfera di primo Novecento.

VICENZA

Molto attiva anche la Delegazione FAI di Vicenza che per le Giornate FAI di Primavera consentirà di visitare:

La Centrale Elettrica di Chiuppano. Ai piedi dell’Altopiano di Asiago nel comune di Chiuppano, in località Bessè, una centrale di metà Novecento in stile razionalista rimane immersa in uno scenario pregevole sfruttando l’acqua del fiume Astico. La centrale idroelettrica “Ingegner Giuseppe Gavazzi” intitolata al suo progettista, fu voluta dalla Lanerossi nel solco di un’antica tradizione della produzione dell’energia di cui tutt’oggi rimangono i segni a cavallo delle tre rivoluzioni industriali.

Vicenza, Centrale Idroelettrica di Chiuppano

Palazzo Cordellina. In stile palladiano, fu voluto dal giureconsulto veneto Carlo Cordellina che affidò la costruzione tra il 1786 e il 1790 ad Ottone Calderari. Gli interni sono ornati da affreschi e decorazioni di Paolo Guidolini e Girolamo Ciesa. Nel corso della Seconda guerra mondiale un bombardamento distrusse parte dello stabile. Dal 2007 l’immobile è stato oggetto di numerosi restauri, ora è la sede centrale della Biblioteca Bertoliana: ne ospita gli uffici di presidenza e consiliari, direzionali ed amministrativi e gran parte delle iniziative culturali nel Salone centrale, nella Sala corsi al piano nobile e nella Sala Udienze al piano terra. Nella Sala Sfingi e nella Sala Udienze vengono generalmente ospitate le esposizioni.

Ad ingresso esclusivo per gli iscritti Fai è la Chiesa Sconsacrata di San Valentino. La chiesa, risalente al 1586, è sconsacrata dagli anni Venti del secolo scorso e un accurato restauro effettuato alla fine degli anni Ottanta l’ha portata a nuovo splendore. Da allora è sempre stata uno showroom dell’arredo, ospitando oggi, nel rinnovato layout, le soluzioni per la casa firmate Boffi, De Padova e MA/U Studio.

Villa Ferrari Chiodi, costruita nel 1719, si presenta con una importante facciata conclusa da un frontone coronato ai vertici da tre statue acroteriali.  Alla porta centinata si sovrappone al primo piano una finestra anch’essa centinata adorna, nella chiave di volta, da una testa umana e da una balaustra sporgente. Anche le due aperture laterali e quelle sul fianco su strada sono dotate di balaustra sporgente.  Notevole la scala a due rampe, protetta da ringhiera in ferro battuto di elegante fattura. Il salone al piano superiore presenta un soffitto a padiglione decorato di stucchi e affreschi di cui è salva solo una parte. Alle pareti figure femminili. Nella stanza a sud est vi sono Apollo e Diana e nella stanza a sud ovest un caminetto settecentesco.

Villa Pojana

Infine, a  Pojana Maggiore in provincia di Vicenza, sarà visitabile Villa Pojana, a cura del Gruppo FAI Giovani di Vicenza. La villa fu commissionata a Palladio dal vicentino Bonifacio Poiana, di famiglia fedelissima alla Repubblica di San Marco, che possedeva sin dal Medioevo una giurisdizione di tipo feudale sui territori che portano il suo nome. Per altro, nell’area dove sorse la villa esisteva già una corte quattrocentesca dominata da una torre, dove campeggia tuttora l’insegna familiare. Palladio probabilmente progettò la villa sul finire degli anni ‘40, il cantiere procedette a rilento e in ogni caso i lavori furono terminati entro il 1563, quando fu compiuta la decorazione interna eseguita per mano dei pittori Bernardino India e Anselmo Canera e dello scultore Bartolomeo Ridolfi.

Villa Bussandri, Bassano del Grappa

La delegazione FAI di Bassano del Grappa, inoltre, organizza le visite a Villa Bussandri a Bassano. Di origine cinquecentesca si trovava al centro di un vasto territorio, ora splendido parco. Bussandri diede vita ad un gruppo di restauro e riproduzione di mobilio in stile per l’arredo nota in tutta Europa. I prototipi originali e le parti di essi sono stati nel tempo raccolti, accuratamente catalogati, conservati e formano oggi un vero e proprio museo privato del mobile e dell’arredo, allestito in un’ala della stessa villa e tutelato dalla moglie Sofia e dai figli Simonetta e Gabriele che ne continuano la tradizione. All’interno della villa vi sono sale arredate con mobili originali, arazzi, tappeti e bei dipinti di autori importanti come Veronese, Jacopo da Bassano.

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