Opera Foyer II – MusicaAltrove

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Opera Foyer II
MusicaAltrove


Sette Incontri Musicali novembre 2016 – aprile 2017
Teatro Verdi, Padova

 

 Il foyer del Teatro Verdi inaugurato l’11 giugno 1751 è un luogo che tutti gli appassionati delle Stagioni Liriche della città del Santo ben conoscono e frequentano. Le sue dimensioni raccolte, la sua armonica forma architettonica, la buona resa acustica, e la sua storia, ne fanno uno spazio ideale per la musica e per rappresentare dal vivo, senza alcun bisogno di impianti di riproduzione, il multiforme, profondo e inestricabile intreccio della musica con la parola, il canto e la vocalità.

Così è nato lo scorso anno il primo ciclo di incontri musicali Opera Foyer ideato dagli Amici della Musica di Venezia in collaborazione con Comune di Padova, Regione del Veneto, Teatro Stabile del Veneto e così arriviamo oggi ad un secondo ciclo che si svolgerà tra novembre ed aprile in sette appuntamenti, tutti di sabato pomeriggio, a partire da sabato 26 novembre alle 17.30.

Il programma di MusicaAltrove spazia dal Seicento alla Contemporaneità, attraversa varie tradizioni musicali (venete, italiane, europee ed extraeuropee, colte e popolari, spirituali e profane). La musica come mezzo per il superamento delle barriere linguistiche e culturali, il suo potere di evocare l’altrove, di trasportarci lontano nell’immaginario, il rapporto con la parola e quindi il canto, la vocalità d’arte di diverse tradizioni culturali, sono ciò che anima il progetto e ne rappresenta la tensione conoscitiva.

II primo incontro-concerto, sabato 26 novembre, è dedicato alla musica di compositori ottomani e veneziani a Costantinopoli dove Giovanni Battista Donado (1627-1699), fu Bailo, scrisse l’importante saggio Della letteratura de’Turchi. Donado stesso occasionalmente compose nel linguaggio proprio della musica turca e trascrisse in notazione occidentale melodie e liriche delle Tekké e del Serail di Costantinopoli.

Alla corte del sultano agiva per lunga tradizione un’ambiente musicale cosmopolita: Wojciech Bobowski (Bobowa, 1610 – 1675), che, convertitosi all’Islam, cambiò il suo nome in Ali Ufki, era un musicista, poeta, pittore e dragomanno polacco che tradusse la Bibbia nella lingua turca ottomana, compose un Salterio ottomano parzialmente basato sul Salterio ginevrino, e scrisse una grammatica della lingua turca ottomana.

Il principe moldavo Dimitrie Cantemir (1673-1723) fu un altro grande testimone della civiltà musicale ottomana: a lui si deve la catalogazione, trascrizione e recensione di intere raccolte di liriche. A questi tre studiosi- compositori si riferisce dunque soprattutto il titolo del concerto Innamorandosi dell’Altro che è anche però sottilmente autobiografico: l’Ensemble Marâghî (dal nome di un grande musicista persiano del XIV secolo) è formato infatti da tre ricercatori- musicisti italiani che suoneranno e canteranno su strumenti originali della tradizione classica ottomana, mentre Giampiero Bellingeri, tra i massimi turcologi odierni, farà da guida al suggestivo itinerario traducendo e leggendo per la prima volta in pubblico i testi poetici cantati.

Alle intonazioni della Bibbia, e alle donne della Bibbia, interpretate dalle virtuose Figlie di Choro recluse nei Conservatori (od Ospedali) veneziani nel sec. XVIII, è dedicato il secondo concerto, sabato 10 dicembre, il cui titolo Come piuma sul respiro di Dio riprende da un antichissimo motto di Ildegarda von Bingen. Susanna Armani, soprano qui accompagnata dalla pianista Alexandra Bochkareva, ha ampiamente esplorato le superstiti partiture dei drammi sacri sottratte agli archivi degli Ospedali veneziani dopo la caduta della Serenissima, ricavandone una significativa ‘antologia della diaspora’. Sono pagine che, nella loro bellezza e vivida forza drammatica, testimoniano l’importanza della musica di genere fiorita a Venezia dalla fine del Cinquecento e culminata nel sec. XVIII allorché autori importanti come Cimarosa, Sacchini, Bertoni e Schuster lavorarono ispirati a fianco delle Figlie da Choro. Queste erano oramai divenute, come metterà in chiara luce l’introduzione di Tiziana Plebani, un importante anello del protagonismo femminile sulla scena pubblica e nel sistema culturale della Venezia del Settecento.

Il terzo appuntamento, sabato 21 gennaio, si intitola Sarawan come il gruppo di musicisti persiani che lo propone. La parola significa letteralmente ‘sorgente di vita’ e Mohssen Karisossafar ci spiega che l’ha scelta mentre studiava il rapporto tra Storia e origini dello zoroastrismo. Sarawan –che richiama una singolare assonanza con l’antica Sarabanda, la danza che sembra aver avuto origine proprio in Persia- è però ben più che un titolo: un progetto che tende a risalire agli archetipi della musica dell’antico Oriente. Non a caso si racconta che gli stessi sultani ottomani siano stati ammaliati dai musicisti persiani e, dopo aver sottomesso quel popolo, aprirono loro le porte del Serail.

Nel quarto appuntamento, sabato 18 febbraio, la chitarra di Stefano Cardi e la voce di Laura Polimeno spaziano in un vasto repertorio di canzoni colte e popolari, tradizionali e contemporanee. Il programma corre attraverso i continenti, coglie i sottili legami tra il vecchio e nuovo mondo: si pensi a Satie nei confronti di John Cage o all’abbandono della cosiddetta “musica d’arte” nel periodo americano di Kurt Weill che però, ulteriore contraddizione, divenne popolare negli Stati Uniti grazie a quanto aveva fatto prima, “inventando l’America”, con Brecht e Elizabeth Hauptmann (chi non ricorda l’“Alabama song” cantata da Jim Morrison?). Le diversità sono tenute insieme dal filo del tempo, il limite oggettivo dei “tre minuti” diviene il simbolo della caducità: il mondo in una sola canzone.

Scrive Primo Levi in Cristo si è fermato a Eboli: “Il cupo cupo è uno strumento rudimentale, fatto di una pentola o di una scatola di latta, con l’apertura superiore chiusa da una pelle tesa come un tamburo. In mezzo alla pelle è infisso un bastoncello di legno. Soffregando con la mano destra, in su e in giù, il bastone, si ottiene un suono basso, tremolante, oscuro, come un monotono brontolio. Tutti i ragazzi, nella quindicina che precede il Natale, si costruivano un cupo cupo…”. Le misteriose viscerali risonanze delle Cupe, le arse melodie della Murgia, l’impegno di due musicisti come Pino Basile ed Eufemia Mascolo a raccontarsi confrontandosi con i suoni delle proprie tradizioni e rielaborandoli in una personale visione creativa sono gli elementi della performance musicale che verrà presentata, sabato 18 marzo, come quinto appuntamento del ciclo.

Il personaggio raffigurato in un antico medaglione di porcellana fatto a Venezia nel 1763 ed oggi conservato al British Museum, offrirà, nel sesto incontro, sabato 1 aprile, lo spunto per raccontare il Settecento attraverso la storia e le opere di un discusso mecenate padovano: Don Giuseppe Ximenes d’Aragona.

Tra i suoi autori, protetti e preferiti, Tartini, Mozart, Gluck, Johann Gottlieb Naumann, Giovanni Ferrandini, Joseph Schuster che Susanna Armani e Alexandra Bochkareva includono nel programma di un concerto dedicato ai gusti, gli ideali e le utopie di questo strano marchese, un po’ tribuno della morale e della religione e un po’ avventuriere: figlio cadetto di uno dai casati più in vista del granducato di Toscana, in lotta con il maggiorasco, i fedecommessi, il tradizionalismo della propria famiglia, dedito ardentemente all’arte e alla musica, cosmopolita ambasciatore degli Asburgo, audace pioniere di imprese rischiose e spregiudicate. Come quella della fabbrica di porcellane finanziata a Venezia in società con Gimignano Cozzi e due maestri dell’arte sassoni: una produzione stupenda nell’arco di una breve stagione interrotta dal fallimento. Giuseppe si ritira a Padova a fianco di Tartini: lì lo incontrerà Mozart, lì giace sepolto al Santo dal 1784.

Nell’ultimo incontro, sabato 8 aprile, sono di scena le liriche su versi di D’Annunzio: Ariel Musicus. D’Annunzio è un faro del Novecento Musicale Italiano, ed è nelle corde di tutti: Pietro Paolo Tosti (di cui si chiude il Centenario), ma anche i Modernisti Respighi, Casella, Malipiero, Pizzetti, Castelnuovo-Tedesco e altri ancora. Per ognuno di questi esiste una personale visione dannunziana. Forti di una consolidatissima collaborazione cresciuta nel fertile humus creato dall’Istituto Nazionale Tostiano di Ortona sotto la guida di Francesco Sanvitale, il tenore Nunzio Fazzini e il pianista Roberto Rupo si cimentano in un progetto ardito che non mancherà di provocare suscitando sorprese.

Biglietti
Intero € 10,00
Ridotto € 8,00 (abbonati stagione di prosa 2015.16)

Biglietti in vendita presso la biglietteria del Teatro Verdi
oppure on line www.teatrostabileveneto.it
www.amicimusicavenezia.it

Orario biglietteria (telefono 049 87770213)
lunedì 15.00-18.30
da martedì a venerdì 10.00 -13.00 – 15.00-18.30
sabato 10.00-13.00 e un’ora prima dei concerti.

info: www.amicimusicavenezia.it
info@amicimusicavenezia.it +39 3287372286

 

 

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